lunedì 30 marzo 2015

DAL 01 AL 05 APRILE 2015 - VENEZIA GRATIS - VERNICE FOR FREE

01 APRILE 2015



Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      





Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm



I gioielli del Ruanda. Autonomia e imprenditorialità per le donne del Ruanda
      
                     

L’esposizione, organizzata in collaborazione con Soroptimist International d’Italia Club di Venezia, propone una sessantina di creazioni (anelli, bracciali, orecchini) realizzate in fibre naturali intrecciate e inserti in argento da artigiani e designer ruandesi e italiani.
La mostra fa parte del progetto Atelier Ruanda - curato da Geneviève Henrot Sostero, con la supervisione di Patrizia Salmoiraghi, coordinatrice nazionale Soroptimist dei progetti per l’Africa - che si propone di rinnovare e diversificare l’artigianato locale partendo dalle risorse umane, dai materiali, dalle usanze e dalle tecniche specifiche del territorio.
Atelier Ruanda nasce da un’idea della scultrice Bettina Scholl Sabbatini, che ha recuperato l’antica tecnica ruandese dell’agaseke, rivisitandola in chiave design. Il club Soroptimist di San Marino, insieme al club di Kigali, nel 2007 ha colto quest’idea e ha individuato dei designer interessati a promuovere ricerche fondate sull’uso delle fibre naturali, proponendo il gioiello come oggetto di studio. In Ruanda la vannerie d’art è l’arte di tessere e intrecciare fibre vegetali per foggiare oggetti e l’iniziativa di Atelier Ruanda ha come scopo primario proprio la salvaguardia e la valorizzazione di questo tipo di artigianato, un “saper fare” che al giorno d’oggi rappresenta un patrimonio da salvaguardare. Si tratta di un settore che nel corso del tempo ha risentito dell’impatto con la civiltà occidentale ma che può ancora giocare un ruolo socio-economico molto importante.
L’Unione Soroptimist d’Italia ha abbracciato con fiducia il progetto e il Club Soroptimist di Venezia si inserisce, con la mostra del Florian, in un fitto programma di conferenze, viaggi e campagne per raccolte fondi organizzate dall’Associazione.
Dal 2008, anno in cui si tenne la prima mostra dell’Atelier Ruanda, sono state moltissime le iniziative a livello nazionale e internazionale che hanno permesso lo scambio diretto e reciproco di conoscenze e competenze tra le artigiane ruandesi e gli studenti in design d’Italia, di San Marino e di altri paesi del mondo. Un unico obiettivo, innalzare un materiale povero ad un alto valore simbolico e commerciale, è sfociato nella creazione di gioielli diversissimi tra loro e dalla potente personalità.
Gli inserti in argento degli oggetti in mostra al Florian sono stati creati, sulla base di disegni realizzati da alcuni istituti italiani di design, da una cooperativa artigianale orafa di Vicenza, Primavera 85, con cui i club Soroptimist hanno recentemente avviato una collaborazione finalizzata all’occupazione dei diversamente abili e a garantire una lavorazione dei metalli di ottima qualità e finitura.
Alcuni degli oggetti presenti al Florian fanno parte della prima collezione esposta in una mostra a Firenze nel 2010 e oggi conservata a Palazzo Pitti.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
organizzatori


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33599.htm



Portati dal vento
 


La personale di Giorgia Valmorri è una mostra con installazioni, ambienti sensoriali e dispositivi relazionali. 'Portati dal vento' è un progetto complessivo pensato per sviluppare un approccio partecipato e condiviso alla cura e alla tutela della natura.
Giorgia Valmorri mette al centro del progetto Portati dal Vento il seme, come valore simbolico e come potenzialità creativa, invitando il pubblico a una partecipazione attiva durante tutto il percorso della mostra ospitata dalla galleria Spiazzi di Venezia. Empatia, alleanza, affinità, connessione con la natura, sono le parole chiave che la curatrice della mostra, Silvia Petronici, usa per introdurci al lavoro e alla ricerca di Giorgia Valmorri. Una narrazione, “a tratti intima e segreta e a tratti pubblica e partecipata”, che si sviluppa tra installazioni site specific, ambienti olfattivi e azioni collettive.
Portati dal Vento è un progetto che prosegue un lavoro iniziato dall’artista durante la residenza senseOFcommunity#11, curata da Silvia Petronici a Spiazzi, e dedicata alle pratiche artistiche site specif e di partecipazione. Qui Giorgia Valmorri aveva attivato un dispositivo relazionale “Tre semi per un giardino di connessioni”, nel quale chiedeva alle persone coinvolte di inviare, in un kit da lei predisposto, tre semi di fiori all’indirizzo della galleria Spiazzi. Tutti i semi pervenuti sono stati conservati durante l’inverno e fatti germogliare, e saranno messi a dimora nella terra con un’azione collettiva durante il finissage nell’orto di Spiazzi Verdi (600 mq di ortus conclusus in un ex convento della Giudecca dedicati all’incrociarsi di antichi saperi e nuove tecniche, permacultura e agricoltura sinergica per la produzione di verdure e benessere comune). Un modo per dare vita a nuove germinazioni e immaginare/donare un giardino in cui ognuno potrà trovare ricordi. Dono è un’altra parola chiave nella poetica di Giorgia Valmorri che per ogni progetto prepara oggetti da donare ai partecipanti, estendendo l’esperienza al di fuori dei confini della mostra stessa.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33569.htm








02 APRILE 2015


I gioielli del Ruanda. Autonomia e imprenditorialità per le donne del Ruanda
      
                     

L’esposizione, organizzata in collaborazione con Soroptimist International d’Italia Club di Venezia, propone una sessantina di creazioni (anelli, bracciali, orecchini) realizzate in fibre naturali intrecciate e inserti in argento da artigiani e designer ruandesi e italiani.
La mostra fa parte del progetto Atelier Ruanda - curato da Geneviève Henrot Sostero, con la supervisione di Patrizia Salmoiraghi, coordinatrice nazionale Soroptimist dei progetti per l’Africa - che si propone di rinnovare e diversificare l’artigianato locale partendo dalle risorse umane, dai materiali, dalle usanze e dalle tecniche specifiche del territorio.
Atelier Ruanda nasce da un’idea della scultrice Bettina Scholl Sabbatini, che ha recuperato l’antica tecnica ruandese dell’agaseke, rivisitandola in chiave design. Il club Soroptimist di San Marino, insieme al club di Kigali, nel 2007 ha colto quest’idea e ha individuato dei designer interessati a promuovere ricerche fondate sull’uso delle fibre naturali, proponendo il gioiello come oggetto di studio. In Ruanda la vannerie d’art è l’arte di tessere e intrecciare fibre vegetali per foggiare oggetti e l’iniziativa di Atelier Ruanda ha come scopo primario proprio la salvaguardia e la valorizzazione di questo tipo di artigianato, un “saper fare” che al giorno d’oggi rappresenta un patrimonio da salvaguardare. Si tratta di un settore che nel corso del tempo ha risentito dell’impatto con la civiltà occidentale ma che può ancora giocare un ruolo socio-economico molto importante.
L’Unione Soroptimist d’Italia ha abbracciato con fiducia il progetto e il Club Soroptimist di Venezia si inserisce, con la mostra del Florian, in un fitto programma di conferenze, viaggi e campagne per raccolte fondi organizzate dall’Associazione.
Dal 2008, anno in cui si tenne la prima mostra dell’Atelier Ruanda, sono state moltissime le iniziative a livello nazionale e internazionale che hanno permesso lo scambio diretto e reciproco di conoscenze e competenze tra le artigiane ruandesi e gli studenti in design d’Italia, di San Marino e di altri paesi del mondo. Un unico obiettivo, innalzare un materiale povero ad un alto valore simbolico e commerciale, è sfociato nella creazione di gioielli diversissimi tra loro e dalla potente personalità.
Gli inserti in argento degli oggetti in mostra al Florian sono stati creati, sulla base di disegni realizzati da alcuni istituti italiani di design, da una cooperativa artigianale orafa di Vicenza, Primavera 85, con cui i club Soroptimist hanno recentemente avviato una collaborazione finalizzata all’occupazione dei diversamente abili e a garantire una lavorazione dei metalli di ottima qualità e finitura.
Alcuni degli oggetti presenti al Florian fanno parte della prima collezione esposta in una mostra a Firenze nel 2010 e oggi conservata a Palazzo Pitti.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
organizzatori


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33599.htm





Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      





Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm



Portati dal vento
 


La personale di Giorgia Valmorri è una mostra con installazioni, ambienti sensoriali e dispositivi relazionali. 'Portati dal vento' è un progetto complessivo pensato per sviluppare un approccio partecipato e condiviso alla cura e alla tutela della natura.
Giorgia Valmorri mette al centro del progetto Portati dal Vento il seme, come valore simbolico e come potenzialità creativa, invitando il pubblico a una partecipazione attiva durante tutto il percorso della mostra ospitata dalla galleria Spiazzi di Venezia. Empatia, alleanza, affinità, connessione con la natura, sono le parole chiave che la curatrice della mostra, Silvia Petronici, usa per introdurci al lavoro e alla ricerca di Giorgia Valmorri. Una narrazione, “a tratti intima e segreta e a tratti pubblica e partecipata”, che si sviluppa tra installazioni site specific, ambienti olfattivi e azioni collettive.
Portati dal Vento è un progetto che prosegue un lavoro iniziato dall’artista durante la residenza senseOFcommunity#11, curata da Silvia Petronici a Spiazzi, e dedicata alle pratiche artistiche site specif e di partecipazione. Qui Giorgia Valmorri aveva attivato un dispositivo relazionale “Tre semi per un giardino di connessioni”, nel quale chiedeva alle persone coinvolte di inviare, in un kit da lei predisposto, tre semi di fiori all’indirizzo della galleria Spiazzi. Tutti i semi pervenuti sono stati conservati durante l’inverno e fatti germogliare, e saranno messi a dimora nella terra con un’azione collettiva durante il finissage nell’orto di Spiazzi Verdi (600 mq di ortus conclusus in un ex convento della Giudecca dedicati all’incrociarsi di antichi saperi e nuove tecniche, permacultura e agricoltura sinergica per la produzione di verdure e benessere comune). Un modo per dare vita a nuove germinazioni e immaginare/donare un giardino in cui ognuno potrà trovare ricordi. Dono è un’altra parola chiave nella poetica di Giorgia Valmorri che per ogni progetto prepara oggetti da donare ai partecipanti, estendendo l’esperienza al di fuori dei confini della mostra stessa.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33569.htm



Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia 1957-1962
 



Proseguendo la fattiva collaborazione con l’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia, la Casa del Cinema ospita una nuova mostra fotografica d’ambientazione veneziana: Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia. 1957 – 1962. La mostra prosegue nel lavoro di ricerca, archiviazione e valorizzazione del vasto e spesso inesplorato patrimonio fotografico degli autori veneziani che, nel corso della seconda metà del Novecento, hanno documentato “per immagini” Venezia e il suo territorio, l’economia e la società. Il progetto fotografico portato avanti da Gigi Ferrigno, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, sul “Luna Park” di riva degli Schiavoni e in altri campi veneziani che allora ospitavano le “giostre”, aveva scopi di documentazione sociale e d’intima indagine sull’uomo e sulla dignità della persona, sui suoi riti e sul “tempo lento” che ne scandiva il ritmo della vita. Non si trattava dunque di esercizio tecnico ed estetico fine a se stesso, ma di vera e propria presa di coscienza di un nuovo modo di fare fotografia, secodo i dettami della fotografia sociale d’oltreoceano ma senza ignorare le correnti sperimentali già affermate a livello internazionale.
Sono esposte in mostra una trentina di fotografie che ci raccontano, o ci ricordano, la “magicità” del Luna Park. Nelle fotografie di Ferrigno scopriamo così un mondo di luci, sguardi e zucchero filato, riflessi e “storie umane” che allo sguardo del visitatore potranno sembrare perfino surreali. Un mondo semplice e spontaneo che non può non farci pensare a un certo neorealismo nel cinema, per dichiarata ammissione dello stesso Ferrigno. Dall’Arsenale sino a San Zaccaria: un chilometro continuo d’intreccio di tubi e di baracche in ferro e legno, di fili elettrici e di “scintille”, di barchette e di ottovolanti, di fucili ad aria compressa e di pesciolini rossi, di odori di olio bruciato e di profumo di frittelle e zucchero filato. Fotografie veloci, per lo più scattate di sera senza cavalletto e senza flash che altrimenti, come dice Ferrigno, rischiava di “congelare troppo l’immagine”. Immagini dove l’attimo colto al volo arricchiva di un valore estetico ed innovativo quel certo “mosso” e gli effetti stranianti che questo rimandava sulla carta fotografica: spettacolari e quasi simboliche le scintille ed i riflessi dell’automobile in curva sull’autodromo elettrico, alla guida un confuso soggetto maschile che, pur senza averne noi la certezza, pare fissare l’obiettivo del fotografo, impressionando la pellicola e restituendoci un’incredibile fotografia di grande dinamismo e suggestione quasi futurista.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33477.htm





03 APRILE 2015


Diagonal-Symphonie

              

Mostre personali di Enzo Montagna (a cura di Francesca Rizzo), Gino Baffo (a cura di Robert Phillips), Alain Giustiniani (a cura di Brigitte Giustiniani), Gianfranco D’Andrea, Maurizio Montesoro e Paolo Vannuccini (a cura di Gaia Conti)
Diagonal-Symphonie è un film del 1924, diretto dal regista tedesco Viking Eggeling – un inno alla capacità evocativa delle forme, alla bellezza dei cicli ricorsivi, alla potenza dei processi di trasformazione, rappresentato da una forma inclinata che, danzando sullo schermo, continuamente genera altre forme, sparisce e rinasce.
La “sinfonia diagonale” dell’Officina delle Zattere è una successione non rigida di esperienze artistiche che meditano sugli stessi temi: la forma, il passaggio del tempo e i ricordi, la rappresentazione e la semplificazione.
Senza seguire un percorso predeterminato fra le sale, il visitatore potrà ascoltare il dialogo fra i lavori di Gianfranco D’Andrea, che racconta poeticamente di paesaggi, spesso riconoscibili, da un punto di vista diverso e originale, storie a sé, ma parte di una narrazione più ampia, e le opere di Alain Giustiniani, espressione della sua esperienza di Venezia, trascrizione di un'emozione venata di malinconia o di poesia, che intendono restituirci al di là della realtà.
Oppure immaginare delle sottili affinità elettive fra la ricerca di Gino Baffo, che ritrae una Venezia fatta soprattutto di voci, parole e persone che lasciano solo ombre nella nebbia e di cui rimangono a ricordo pochi oggetti che galleggiano nell'acqua scura dei canali più profondi, e le tele di Maurizio Montesoro, che volutamente non descrivono un mondo ma lo evocano, attraverso un processo di svuotamento, alleggerimento, sottrazione. O ancora destreggiarvi fra la meditazione sull’impermanenza, sulla circolarità e la ri-nascita da un passato presente di Paolo Vannuccini e infine raggiungere le vigorose e calde composizioni, le storie di vita, di uomini e di oggetti portatori di ricordi di Enzo Montagna.

dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33600.htm





Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      





Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm






 

04 APRILE 2015



I gioielli del Ruanda. Autonomia e imprenditorialità per le donne del Ruanda
      
                     

L’esposizione, organizzata in collaborazione con Soroptimist International d’Italia Club di Venezia, propone una sessantina di creazioni (anelli, bracciali, orecchini) realizzate in fibre naturali intrecciate e inserti in argento da artigiani e designer ruandesi e italiani.
La mostra fa parte del progetto Atelier Ruanda - curato da Geneviève Henrot Sostero, con la supervisione di Patrizia Salmoiraghi, coordinatrice nazionale Soroptimist dei progetti per l’Africa - che si propone di rinnovare e diversificare l’artigianato locale partendo dalle risorse umane, dai materiali, dalle usanze e dalle tecniche specifiche del territorio.
Atelier Ruanda nasce da un’idea della scultrice Bettina Scholl Sabbatini, che ha recuperato l’antica tecnica ruandese dell’agaseke, rivisitandola in chiave design. Il club Soroptimist di San Marino, insieme al club di Kigali, nel 2007 ha colto quest’idea e ha individuato dei designer interessati a promuovere ricerche fondate sull’uso delle fibre naturali, proponendo il gioiello come oggetto di studio. In Ruanda la vannerie d’art è l’arte di tessere e intrecciare fibre vegetali per foggiare oggetti e l’iniziativa di Atelier Ruanda ha come scopo primario proprio la salvaguardia e la valorizzazione di questo tipo di artigianato, un “saper fare” che al giorno d’oggi rappresenta un patrimonio da salvaguardare. Si tratta di un settore che nel corso del tempo ha risentito dell’impatto con la civiltà occidentale ma che può ancora giocare un ruolo socio-economico molto importante.
L’Unione Soroptimist d’Italia ha abbracciato con fiducia il progetto e il Club Soroptimist di Venezia si inserisce, con la mostra del Florian, in un fitto programma di conferenze, viaggi e campagne per raccolte fondi organizzate dall’Associazione.
Dal 2008, anno in cui si tenne la prima mostra dell’Atelier Ruanda, sono state moltissime le iniziative a livello nazionale e internazionale che hanno permesso lo scambio diretto e reciproco di conoscenze e competenze tra le artigiane ruandesi e gli studenti in design d’Italia, di San Marino e di altri paesi del mondo. Un unico obiettivo, innalzare un materiale povero ad un alto valore simbolico e commerciale, è sfociato nella creazione di gioielli diversissimi tra loro e dalla potente personalità.
Gli inserti in argento degli oggetti in mostra al Florian sono stati creati, sulla base di disegni realizzati da alcuni istituti italiani di design, da una cooperativa artigianale orafa di Vicenza, Primavera 85, con cui i club Soroptimist hanno recentemente avviato una collaborazione finalizzata all’occupazione dei diversamente abili e a garantire una lavorazione dei metalli di ottima qualità e finitura.
Alcuni degli oggetti presenti al Florian fanno parte della prima collezione esposta in una mostra a Firenze nel 2010 e oggi conservata a Palazzo Pitti.
dettagli
Biglietto: ingresso libero
organizzatori


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33599.htm





Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      





Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm





Diagonal-Symphonie

              

Mostre personali di Enzo Montagna (a cura di Francesca Rizzo), Gino Baffo (a cura di Robert Phillips), Alain Giustiniani (a cura di Brigitte Giustiniani), Gianfranco D’Andrea, Maurizio Montesoro e Paolo Vannuccini (a cura di Gaia Conti)
Diagonal-Symphonie è un film del 1924, diretto dal regista tedesco Viking Eggeling – un inno alla capacità evocativa delle forme, alla bellezza dei cicli ricorsivi, alla potenza dei processi di trasformazione, rappresentato da una forma inclinata che, danzando sullo schermo, continuamente genera altre forme, sparisce e rinasce.
La “sinfonia diagonale” dell’Officina delle Zattere è una successione non rigida di esperienze artistiche che meditano sugli stessi temi: la forma, il passaggio del tempo e i ricordi, la rappresentazione e la semplificazione.
Senza seguire un percorso predeterminato fra le sale, il visitatore potrà ascoltare il dialogo fra i lavori di Gianfranco D’Andrea, che racconta poeticamente di paesaggi, spesso riconoscibili, da un punto di vista diverso e originale, storie a sé, ma parte di una narrazione più ampia, e le opere di Alain Giustiniani, espressione della sua esperienza di Venezia, trascrizione di un'emozione venata di malinconia o di poesia, che intendono restituirci al di là della realtà.
Oppure immaginare delle sottili affinità elettive fra la ricerca di Gino Baffo, che ritrae una Venezia fatta soprattutto di voci, parole e persone che lasciano solo ombre nella nebbia e di cui rimangono a ricordo pochi oggetti che galleggiano nell'acqua scura dei canali più profondi, e le tele di Maurizio Montesoro, che volutamente non descrivono un mondo ma lo evocano, attraverso un processo di svuotamento, alleggerimento, sottrazione. O ancora destreggiarvi fra la meditazione sull’impermanenza, sulla circolarità e la ri-nascita da un passato presente di Paolo Vannuccini e infine raggiungere le vigorose e calde composizioni, le storie di vita, di uomini e di oggetti portatori di ricordi di Enzo Montagna.

dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33600.htm




Portati dal vento
 


La personale di Giorgia Valmorri è una mostra con installazioni, ambienti sensoriali e dispositivi relazionali. 'Portati dal vento' è un progetto complessivo pensato per sviluppare un approccio partecipato e condiviso alla cura e alla tutela della natura.
Giorgia Valmorri mette al centro del progetto Portati dal Vento il seme, come valore simbolico e come potenzialità creativa, invitando il pubblico a una partecipazione attiva durante tutto il percorso della mostra ospitata dalla galleria Spiazzi di Venezia. Empatia, alleanza, affinità, connessione con la natura, sono le parole chiave che la curatrice della mostra, Silvia Petronici, usa per introdurci al lavoro e alla ricerca di Giorgia Valmorri. Una narrazione, “a tratti intima e segreta e a tratti pubblica e partecipata”, che si sviluppa tra installazioni site specific, ambienti olfattivi e azioni collettive.
Portati dal Vento è un progetto che prosegue un lavoro iniziato dall’artista durante la residenza senseOFcommunity#11, curata da Silvia Petronici a Spiazzi, e dedicata alle pratiche artistiche site specif e di partecipazione. Qui Giorgia Valmorri aveva attivato un dispositivo relazionale “Tre semi per un giardino di connessioni”, nel quale chiedeva alle persone coinvolte di inviare, in un kit da lei predisposto, tre semi di fiori all’indirizzo della galleria Spiazzi. Tutti i semi pervenuti sono stati conservati durante l’inverno e fatti germogliare, e saranno messi a dimora nella terra con un’azione collettiva durante il finissage nell’orto di Spiazzi Verdi (600 mq di ortus conclusus in un ex convento della Giudecca dedicati all’incrociarsi di antichi saperi e nuove tecniche, permacultura e agricoltura sinergica per la produzione di verdure e benessere comune). Un modo per dare vita a nuove germinazioni e immaginare/donare un giardino in cui ognuno potrà trovare ricordi. Dono è un’altra parola chiave nella poetica di Giorgia Valmorri che per ogni progetto prepara oggetti da donare ai partecipanti, estendendo l’esperienza al di fuori dei confini della mostra stessa.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33569.htm






05 APRILE 2015



Art in Architecture & Others
        

La Galleria di Dorothea van der Koelen ospita fino al 28 marzo 2015 la mostra 'Art in Architecture & Others' dedicata all'opera d'arte integrata in un contesto architetturale determinato. I progetti artistici presentati nella galleria veneziana sono dodici: concepiti da artisti di fama internazionale e realizzati tra il 1994 e il 2013 per l'Università di Bayreuth, il centro commerciale di Eerlangen, il Museo Ritter o il Parlamento di Dresden (per citarne solo alcuni), sono illustrati attraverso vari supporti di documentazione come fotografie, cartografie, modelli, ecc. Assieme alla presentazione dei progetti realizzati in situ sono esposte diverse opere degli artisti. Sono presenti Lore Bert, Daniel Buren, Eduardo Chillida, Heinz Gappmayr, Francois Morellet, Jan van Munster, Fabrizio Plessi, David Rabinowitch, Gunther Uecker e Martin Willing.
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Biglietto: ingresso libero


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33356.htm






Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      





Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm





FluxBooks
 

libro d'artista di George Maaciunas, 1964
 
 
FluxBooks è un progetto espositivo dedicato ai libri d'artista nato dalla collaborazione tra la Fondazione Bonotto e la Fondazione Bevilacqua La Masa con l'intento di rilanciare verso il futuro una delle poetiche più radicali ed utopistiche sviluppatesi nel secolo scorso.
Articolato in due mostre, che presenteranno rispettivamente i libri d'artista prodotti in ambito Fluxus e i lavori realizzati dai giovani artisti della Bevilacqua La Masa a partire dallo studio di questi materiali, FluxBooks si terrà dal 4 marzo al 26 aprile 2015 nelle sedi veneziane di Palazzetto Tito e della Galleria di Piazza San Marco.
Le numerose esperienze estetiche avvicendatesi durante il Novecento hanno trovato nel libro d'artista un felice medium di sperimentazione. La sua sempre più facile produzione, anche grazie al diffondersi di mezzi di stampa relativamente poco costosi e di facile uso, lo ha portato ad essere eletto, in alcuni ambiti poetici, a vero e proprio tòpos anche nelle forme più avanzate della sua negazione.
Fluxus è senza dubbio uno dei momenti di più feconda e irriverente trasformazione del medium libro. Di fatto, le sperimentazioni operate dagli artisti legati al gruppo organizzato da George Maciunas hanno segnato profondamente il modo di concepire l'oggetto libro. L'evoluzione più evidente, nella sua drastica negazione dell'oggetto libro in sé, è senza dubbio l'elezione degli oggetti più disparati al rango di libro. Oggetti che si presentano come enigmatici e assolutamente illeggibili se non come metafora strettamente connessa alla poetica sviluppata dall'autore del libro stesso. Sono i cosiddetti 'libri oggetto', definizione che evidenzia la ancora difficile assimilazione di una così secca posizione rispetto ad un oggetto da sempre depositario della cultura e della memoria umana. La più ardita trasformazione, anche se forse ancora oggi la meno analizzata, avviene nell'impostazione grafica che porta avanti le intenzioni delle avanguardie storiche di primo Novecento arrivando ad influenzare la produzione contemporanea.
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Biglietto: ingresso libero


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33350.htm






Abusi. Arte dalla violenza

Drammi interiori e disagi sociali che diventano opere d'arte, attraverso un'emergenza creativa. Le artiste sono soprattutto donne ospiti della comunità terapeutica Fragole Celesti. Le loro opere saranno esposte nella mostra 'Abusi. Arte dalla violenza'.
Gli autori sono lasciati volutamente anonimi per tutelarne identità e storie. Ci sono donne della comunità terapeutica femminile Fragole Celesti del circuito di cura di Fermata d’Autobus, ma non solo. Tra loro anche uomini. Tutti sono provenienti da un vissuto che li ha obbligati a confrontarsi con il delicatissimo tema dell’abuso sessuale e della violenza. Con il supporto di un’équipe multidisciplinare di terapeuti, tecnici e artisti, i pazienti hanno tradotto le proprie esperienze in opere vere e proprie, affidando all’oggetto d’arte il compito di raccontare la propria storia.
Il progetto nasce da un’esperienza espositiva precedente, la mostra “Abusi. Testimonianze da una comunità terapeutica.” svoltasi nella primavera del 2014 a Rivarolo Canavese (TO). Presso CFZ - Ca’ Foscari Zattere si vuole riallestire l’esposizione, reinterpretandola e arricchendola con una serie di eventi collaterali.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33316.htm
 

giovedì 26 marzo 2015

DAL 26 AL 31 MARZO 2015 - VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE

26 MARZO 2015



Premio Arte Laguna in mostra

 

Torna uno degli appuntamenti più attesi dell’arte contemporanea internazionale emergente: infatti le opere dei 120 finalisti del 9° Premio Arte Laguna saranno esposte all'Arsenale di Venezia.
La scelta della città di Venezia e dell’Arsenale come location della mostra è stata da sempre fortemente voluta in quanto radicata nell'origine stessa del Premio che vuole rimanere legato a questa città di fondamentale importanza a livello artistico e culturale.
Presso le Nappe dell'Arsenale il Premio Arte Laguna espone 115 opere di pittura, scultura e installazione, arte fotografica, video arte, performance e land art, la nuova categoria creata in collaborazione con l’azienda Thetis. Le 5 opere di arte virtuale e digitale saranno invece visibili al grande pubblico presso il Future Centre di Telecom Italia in una mostra che esprime l’arte attraverso le nuove tecnologie - computer, tablet, applicazioni e installazioni.
Curata da Igor Zanti, la mostra presenta le opere di artisti provenienti da tutto il mondo selezionati dalla giuria internazionale composta da Claudio Bertorelli, Simone Frangi, Franck Gautherot, Chus Martinez, Bartolomeo Pietromarchi, Domenico Quaranta, Veeranganakumari Solanki, Philippe van Cauteren, Jonathan Watkins.
IMMAGINI OPERE:
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-32843.htm





Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm


Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia 1957-1962





Proseguendo la fattiva collaborazione con l’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia, la Casa del Cinema ospita una nuova mostra fotografica d’ambientazione veneziana: Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia. 1957 – 1962. La mostra prosegue nel lavoro di ricerca, archiviazione e valorizzazione del vasto e spesso inesplorato patrimonio fotografico degli autori veneziani che, nel corso della seconda metà del Novecento, hanno documentato “per immagini” Venezia e il suo territorio, l’economia e la società. Il progetto fotografico portato avanti da Gigi Ferrigno, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, sul “Luna Park” di riva degli Schiavoni e in altri campi veneziani che allora ospitavano le “giostre”, aveva scopi di documentazione sociale e d’intima indagine sull’uomo e sulla dignità della persona, sui suoi riti e sul “tempo lento” che ne scandiva il ritmo della vita. Non si trattava dunque di esercizio tecnico ed estetico fine a se stesso, ma di vera e propria presa di coscienza di un nuovo modo di fare fotografia, secodo i dettami della fotografia sociale d’oltreoceano ma senza ignorare le correnti sperimentali già affermate a livello internazionale.
Sono esposte in mostra una trentina di fotografie che ci raccontano, o ci ricordano, la “magicità” del Luna Park. Nelle fotografie di Ferrigno scopriamo così un mondo di luci, sguardi e zucchero filato, riflessi e “storie umane” che allo sguardo del visitatore potranno sembrare perfino surreali. Un mondo semplice e spontaneo che non può non farci pensare a un certo neorealismo nel cinema, per dichiarata ammissione dello stesso Ferrigno. Dall’Arsenale sino a San Zaccaria: un chilometro continuo d’intreccio di tubi e di baracche in ferro e legno, di fili elettrici e di “scintille”, di barchette e di ottovolanti, di fucili ad aria compressa e di pesciolini rossi, di odori di olio bruciato e di profumo di frittelle e zucchero filato. Fotografie veloci, per lo più scattate di sera senza cavalletto e senza flash che altrimenti, come dice Ferrigno, rischiava di “congelare troppo l’immagine”. Immagini dove l’attimo colto al volo arricchiva di un valore estetico ed innovativo quel certo “mosso” e gli effetti stranianti che questo rimandava sulla carta fotografica: spettacolari e quasi simboliche le scintille ed i riflessi dell’automobile in curva sull’autodromo elettrico, alla guida un confuso soggetto maschile che, pur senza averne noi la certezza, pare fissare l’obiettivo del fotografo, impressionando la pellicola e restituendoci un’incredibile fotografia di grande dinamismo e suggestione quasi futurista.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33477.htm




mostre
Femmineo
      


Alla Torre di Mestre espongono Lucia Chiavegato e Maurizio Favaretto
L’immagine della donna è sempre stata nel campo dell’arte al centro dell’attenzione degli artisti. Se nelle immagini neolitiche la ieraticità e la forma sono i principali interessi, nelle rappresentazioni contemporanee è la posa e il movimento al centro dello studio e riflessione dell’artista.
In questa mostra , due artisti un uomo e una donna, descrivono la loro visione del mondo femminile partendo da punti di vista diversi:
Maurizio Favaretto con la sua ricerca storica della donna primitiva tramandata come una Grande Dea, regala la visione di femmine neolitiche che l’artista ha ripreso da antichissime statue e trasformato, con una tecnica pittorica mista, in dipinti carichi di forza evocativa e suggestiva.
Lucia Chiavegato blocca, nei suoi dipinti, donne colte in atteggiamenti e momenti di vita. Sono aspetti che possono sfuggire se non vengono subito catturati e fermati con un quadro e che imprigionano idee, attimi, emozioni per evocare il percorso che tutte le donne, in tempi diversi, condividono.
La mostra nella antica Torre, si snoda quindi in una esplorazione fra l’antico e il contemporaneo per fondersi e dare all’osservatore il modo di aggregare la visione della trasformazione del mondo femminile. Solo prima e ora. L’origine e l'attuale. Le conclusioni verranno tratte dallo stesso osservatore confrontandosi con una sintesi riflettente. La donna e l’uomo sono due entità assolutamente diverse ma uguali nella loro indissolubilità e quindi le atmosfere, gli sguardi e la percezione del mondo femmineo devono obbligatoriamente passare attraverso il filtro della cognizione maschile, e palesemente vale anche il contrario cioè il mondo maschile ha bisogno della visione femminile per avere autenticità.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33398.htm




 

27 MARZO 2015




Marzo Donna 2015


 Venerdì 27 marzo, ore 18.00
Mestre -  Centro Culturale Candiani, Sala espositiva II piano
“Storie di luce e fango” di e con Marco Vichi
ingresso libero
Venerdì 27 marzo ore 17.00
Venezia - Conservatorio Benedetto Marcello, Sala Concerti
presentazione del libro"Una vita per la musica" di Teresa Procaccini.
L'Ensemble di percussioni del Conservatorio esegue "Un tamburo un po' brillo" di Teresa Procaccini
ingresso libero fino ad esaurimento posti
Sabato 28 marzo ore 18.00
Mestre - Centro Culturale Candiani Auditorium
”IMPIATTIAMO LA VITA. Emozioni, storie, sentimenti, avventure raccontati attraverso un piatto”
Cerimonia di premiazione del concorso letterario condotta da Simonetta Nardi animatrice e dj di Radio Padova
Cooking show con la chef Annamaria Pellegrino, con Giampiero Rorato giornalista e scrittore enogastronomico, Raffaele Girotto cuciniere e autore, Alessandra Gennaro fondatrice di Aifb (Associazione italiana food blogger), Maria Teresa Crisigiovanni fotografa e presidente Ass. Voci diCarta, Gabriela Camozzi responsabile Servizio Cittadinanza delle Donne e culture delle Differenze.
Sul palco trasformato in un locale con cucina a vista con tavolini e speaker corner, gli attori dell'Associazione Voci di Carta leggeranno i brani premiati, con colonna sonora del duo jazz/pop formato da Paola Donà (voce) e Maurizio Moschin (contrabbasso).
Premi offerti dalla Antica Drogheria Caberlotto
ingresso libero fino ad esaurimento posti
Domenica 29 marzo ore 18.00
Mestre - Centro Culturale Candiani, Sala espositiva II piano
“Voci dal regno di terra e acqua”
di e con Federica Santinello
ingresso libero


Fonte: http://www.veneziaunica.it/it/eventi-altri-eventi?page=1







Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm






Mostra personale di Francesco Stefanini
 

Del paesaggio che lo circonda resta solo un pulviscolo, ombre irrequiete, tracce flebili, vapori, null’altro che colore e poi fari, fiammelle, bagliori, luci, silenzi e suoni di un notturno misterioso. Un percorso nell’astrazione alla ricerca dell’invisibile nel visibile, della memoria, di una sorgente luminosa che riscriva luoghi e percorsi, che si faccia pura immaginazione, emozione. Una ricerca nell’impalpabile vita segreta della natura che nasce da un certosino trattamento della tela o del cartoncino, dalla stesura dei colori in velature e colature che ha come obiettivo l’essenza delle cose. Francesco Stefanini è nato a Pietrasanta di Lucca; la formazione avviene al Magistero d’Arte di Firenze, città che lascia nel 1972 per raggiungere Treviso dove è chiamato a insegnare al Liceo Artistico. Dal 1975 espone in Italia e in tutto il mondo ospitato in prestigiosi spazi pubblici e gallerie private. Nel 1995 è invitato alla rassegna “Memorie e Attese” nell’ambito della 46° Biennale d’Arte e nel 2012 è presente nello spazio “Oltre il Giardino-Un giardino globale alla 12° Biennale di Architettura. Vive e opera a Volpago del Montello (Tv).
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Biglietto: ingresso libero





mostre
Femmineo
      


Alla Torre di Mestre espongono Lucia Chiavegato e Maurizio Favaretto
L’immagine della donna è sempre stata nel campo dell’arte al centro dell’attenzione degli artisti. Se nelle immagini neolitiche la ieraticità e la forma sono i principali interessi, nelle rappresentazioni contemporanee è la posa e il movimento al centro dello studio e riflessione dell’artista.
In questa mostra , due artisti un uomo e una donna, descrivono la loro visione del mondo femminile partendo da punti di vista diversi:
Maurizio Favaretto con la sua ricerca storica della donna primitiva tramandata come una Grande Dea, regala la visione di femmine neolitiche che l’artista ha ripreso da antichissime statue e trasformato, con una tecnica pittorica mista, in dipinti carichi di forza evocativa e suggestiva.
Lucia Chiavegato blocca, nei suoi dipinti, donne colte in atteggiamenti e momenti di vita. Sono aspetti che possono sfuggire se non vengono subito catturati e fermati con un quadro e che imprigionano idee, attimi, emozioni per evocare il percorso che tutte le donne, in tempi diversi, condividono.
La mostra nella antica Torre, si snoda quindi in una esplorazione fra l’antico e il contemporaneo per fondersi e dare all’osservatore il modo di aggregare la visione della trasformazione del mondo femminile. Solo prima e ora. L’origine e l'attuale. Le conclusioni verranno tratte dallo stesso osservatore confrontandosi con una sintesi riflettente. La donna e l’uomo sono due entità assolutamente diverse ma uguali nella loro indissolubilità e quindi le atmosfere, gli sguardi e la percezione del mondo femmineo devono obbligatoriamente passare attraverso il filtro della cognizione maschile, e palesemente vale anche il contrario cioè il mondo maschile ha bisogno della visione femminile per avere autenticità.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33398.htm






I gioielli del Ruanda. Autonomia e imprenditorialità per le donne del Ruanda
      
                     
L’esposizione, organizzata in collaborazione con Soroptimist International d’Italia Club di Venezia, propone una sessantina di creazioni (anelli, bracciali, orecchini) realizzate in fibre naturali intrecciate e inserti in argento da artigiani e designer ruandesi e italiani.
La mostra fa parte del progetto Atelier Ruanda - curato da Geneviève Henrot Sostero, con la supervisione di Patrizia Salmoiraghi, coordinatrice nazionale Soroptimist dei progetti per l’Africa - che si propone di rinnovare e diversificare l’artigianato locale partendo dalle risorse umane, dai materiali, dalle usanze e dalle tecniche specifiche del territorio.
Atelier Ruanda nasce da un’idea della scultrice Bettina Scholl Sabbatini, che ha recuperato l’antica tecnica ruandese dell’agaseke, rivisitandola in chiave design. Il club Soroptimist di San Marino, insieme al club di Kigali, nel 2007 ha colto quest’idea e ha individuato dei designer interessati a promuovere ricerche fondate sull’uso delle fibre naturali, proponendo il gioiello come oggetto di studio. In Ruanda la vannerie d’art è l’arte di tessere e intrecciare fibre vegetali per foggiare oggetti e l’iniziativa di Atelier Ruanda ha come scopo primario proprio la salvaguardia e la valorizzazione di questo tipo di artigianato, un “saper fare” che al giorno d’oggi rappresenta un patrimonio da salvaguardare. Si tratta di un settore che nel corso del tempo ha risentito dell’impatto con la civiltà occidentale ma che può ancora giocare un ruolo socio-economico molto importante.
L’Unione Soroptimist d’Italia ha abbracciato con fiducia il progetto e il Club Soroptimist di Venezia si inserisce, con la mostra del Florian, in un fitto programma di conferenze, viaggi e campagne per raccolte fondi organizzate dall’Associazione.
Dal 2008, anno in cui si tenne la prima mostra dell’Atelier Ruanda, sono state moltissime le iniziative a livello nazionale e internazionale che hanno permesso lo scambio diretto e reciproco di conoscenze e competenze tra le artigiane ruandesi e gli studenti in design d’Italia, di San Marino e di altri paesi del mondo. Un unico obiettivo, innalzare un materiale povero ad un alto valore simbolico e commerciale, è sfociato nella creazione di gioielli diversissimi tra loro e dalla potente personalità.
Gli inserti in argento degli oggetti in mostra al Florian sono stati creati, sulla base di disegni realizzati da alcuni istituti italiani di design, da una cooperativa artigianale orafa di Vicenza, Primavera 85, con cui i club Soroptimist hanno recentemente avviato una collaborazione finalizzata all’occupazione dei diversamente abili e a garantire una lavorazione dei metalli di ottima qualità e finitura.
Alcuni degli oggetti presenti al Florian fanno parte della prima collezione esposta in una mostra a Firenze nel 2010 e oggi conservata a Palazzo Pitti.
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Biglietto: ingresso libero
organizzatori


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33599.htm





28 MARZO 2015


Marzo Donna 2015


 Sabato 28 marzo ore 18.00
Mestre - Centro Culturale Candiani Auditorium
”IMPIATTIAMO LA VITA. Emozioni, storie, sentimenti, avventure raccontati attraverso un piatto”
Cerimonia di premiazione del concorso letterario condotta da Simonetta Nardi animatrice e dj di Radio Padova
Cooking show con la chef Annamaria Pellegrino, con Giampiero Rorato giornalista e scrittore enogastronomico, Raffaele Girotto cuciniere e autore, Alessandra Gennaro fondatrice di Aifb (Associazione italiana food blogger), Maria Teresa Crisigiovanni fotografa e presidente Ass. Voci diCarta, Gabriela Camozzi responsabile Servizio Cittadinanza delle Donne e culture delle Differenze.
Sul palco trasformato in un locale con cucina a vista con tavolini e speaker corner, gli attori dell'Associazione Voci di Carta leggeranno i brani premiati, con colonna sonora del duo jazz/pop formato da Paola Donà (voce) e Maurizio Moschin (contrabbasso).
Premi offerti dalla Antica Drogheria Caberlotto
ingresso libero fino ad esaurimento posti
Domenica 29 marzo ore 18.00
Mestre - Centro Culturale Candiani, Sala espositiva II piano
“Voci dal regno di terra e acqua”
di e con Federica Santinello
ingresso libero


Fonte: http://www.veneziaunica.it/it/eventi-altri-eventi?page=1







Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm




mostre
Femmineo
      


Alla Torre di Mestre espongono Lucia Chiavegato e Maurizio Favaretto
L’immagine della donna è sempre stata nel campo dell’arte al centro dell’attenzione degli artisti. Se nelle immagini neolitiche la ieraticità e la forma sono i principali interessi, nelle rappresentazioni contemporanee è la posa e il movimento al centro dello studio e riflessione dell’artista.
In questa mostra , due artisti un uomo e una donna, descrivono la loro visione del mondo femminile partendo da punti di vista diversi:
Maurizio Favaretto con la sua ricerca storica della donna primitiva tramandata come una Grande Dea, regala la visione di femmine neolitiche che l’artista ha ripreso da antichissime statue e trasformato, con una tecnica pittorica mista, in dipinti carichi di forza evocativa e suggestiva.
Lucia Chiavegato blocca, nei suoi dipinti, donne colte in atteggiamenti e momenti di vita. Sono aspetti che possono sfuggire se non vengono subito catturati e fermati con un quadro e che imprigionano idee, attimi, emozioni per evocare il percorso che tutte le donne, in tempi diversi, condividono.
La mostra nella antica Torre, si snoda quindi in una esplorazione fra l’antico e il contemporaneo per fondersi e dare all’osservatore il modo di aggregare la visione della trasformazione del mondo femminile. Solo prima e ora. L’origine e l'attuale. Le conclusioni verranno tratte dallo stesso osservatore confrontandosi con una sintesi riflettente. La donna e l’uomo sono due entità assolutamente diverse ma uguali nella loro indissolubilità e quindi le atmosfere, gli sguardi e la percezione del mondo femmineo devono obbligatoriamente passare attraverso il filtro della cognizione maschile, e palesemente vale anche il contrario cioè il mondo maschile ha bisogno della visione femminile per avere autenticità.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33398.htm




29 MARZO 2015


Marzo Donna 2015


 Domenica 29 marzo ore 18.00
Mestre - Centro Culturale Candiani, Sala espositiva II piano
“Voci dal regno di terra e acqua”
di e con Federica Santinello
ingresso libero


Fonte: http://www.veneziaunica.it/it/eventi-altri-eventi?page=1





Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm






 Portati dal vento
 

La personale di Giorgia Valmorri è una mostra con installazioni, ambienti sensoriali e dispositivi relazionali. 'Portati dal vento' è un progetto complessivo pensato per sviluppare un approccio partecipato e condiviso alla cura e alla tutela della natura.
Giorgia Valmorri mette al centro del progetto Portati dal Vento il seme, come valore simbolico e come potenzialità creativa, invitando il pubblico a una partecipazione attiva durante tutto il percorso della mostra ospitata dalla galleria Spiazzi di Venezia. Empatia, alleanza, affinità, connessione con la natura, sono le parole chiave che la curatrice della mostra, Silvia Petronici, usa per introdurci al lavoro e alla ricerca di Giorgia Valmorri. Una narrazione, “a tratti intima e segreta e a tratti pubblica e partecipata”, che si sviluppa tra installazioni site specific, ambienti olfattivi e azioni collettive.
Portati dal Vento è un progetto che prosegue un lavoro iniziato dall’artista durante la residenza senseOFcommunity#11, curata da Silvia Petronici a Spiazzi, e dedicata alle pratiche artistiche site specif e di partecipazione. Qui Giorgia Valmorri aveva attivato un dispositivo relazionale “Tre semi per un giardino di connessioni”, nel quale chiedeva alle persone coinvolte di inviare, in un kit da lei predisposto, tre semi di fiori all’indirizzo della galleria Spiazzi. Tutti i semi pervenuti sono stati conservati durante l’inverno e fatti germogliare, e saranno messi a dimora nella terra con un’azione collettiva durante il finissage nell’orto di Spiazzi Verdi (600 mq di ortus conclusus in un ex convento della Giudecca dedicati all’incrociarsi di antichi saperi e nuove tecniche, permacultura e agricoltura sinergica per la produzione di verdure e benessere comune). Un modo per dare vita a nuove germinazioni e immaginare/donare un giardino in cui ognuno potrà trovare ricordi. Dono è un’altra parola chiave nella poetica di Giorgia Valmorri che per ogni progetto prepara oggetti da donare ai partecipanti, estendendo l’esperienza al di fuori dei confini della mostra stessa.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33569.htm






Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia 1957-1962
 


Proseguendo la fattiva collaborazione con l’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia, la Casa del Cinema ospita una nuova mostra fotografica d’ambientazione veneziana: Luci, sguardi e zucchero filato. Giostre e giostrai a Venezia. 1957 – 1962. La mostra prosegue nel lavoro di ricerca, archiviazione e valorizzazione del vasto e spesso inesplorato patrimonio fotografico degli autori veneziani che, nel corso della seconda metà del Novecento, hanno documentato “per immagini” Venezia e il suo territorio, l’economia e la società. Il progetto fotografico portato avanti da Gigi Ferrigno, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, sul “Luna Park” di riva degli Schiavoni e in altri campi veneziani che allora ospitavano le “giostre”, aveva scopi di documentazione sociale e d’intima indagine sull’uomo e sulla dignità della persona, sui suoi riti e sul “tempo lento” che ne scandiva il ritmo della vita. Non si trattava dunque di esercizio tecnico ed estetico fine a se stesso, ma di vera e propria presa di coscienza di un nuovo modo di fare fotografia, secodo i dettami della fotografia sociale d’oltreoceano ma senza ignorare le correnti sperimentali già affermate a livello internazionale.
Sono esposte in mostra una trentina di fotografie che ci raccontano, o ci ricordano, la “magicità” del Luna Park. Nelle fotografie di Ferrigno scopriamo così un mondo di luci, sguardi e zucchero filato, riflessi e “storie umane” che allo sguardo del visitatore potranno sembrare perfino surreali. Un mondo semplice e spontaneo che non può non farci pensare a un certo neorealismo nel cinema, per dichiarata ammissione dello stesso Ferrigno. Dall’Arsenale sino a San Zaccaria: un chilometro continuo d’intreccio di tubi e di baracche in ferro e legno, di fili elettrici e di “scintille”, di barchette e di ottovolanti, di fucili ad aria compressa e di pesciolini rossi, di odori di olio bruciato e di profumo di frittelle e zucchero filato. Fotografie veloci, per lo più scattate di sera senza cavalletto e senza flash che altrimenti, come dice Ferrigno, rischiava di “congelare troppo l’immagine”. Immagini dove l’attimo colto al volo arricchiva di un valore estetico ed innovativo quel certo “mosso” e gli effetti stranianti che questo rimandava sulla carta fotografica: spettacolari e quasi simboliche le scintille ed i riflessi dell’automobile in curva sull’autodromo elettrico, alla guida un confuso soggetto maschile che, pur senza averne noi la certezza, pare fissare l’obiettivo del fotografo, impressionando la pellicola e restituendoci un’incredibile fotografia di grande dinamismo e suggestione quasi futurista.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33477.htm






30 MARZO 2015



Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm




mostre
Femmineo
      


Alla Torre di Mestre espongono Lucia Chiavegato e Maurizio Favaretto
L’immagine della donna è sempre stata nel campo dell’arte al centro dell’attenzione degli artisti. Se nelle immagini neolitiche la ieraticità e la forma sono i principali interessi, nelle rappresentazioni contemporanee è la posa e il movimento al centro dello studio e riflessione dell’artista.
In questa mostra , due artisti un uomo e una donna, descrivono la loro visione del mondo femminile partendo da punti di vista diversi:
Maurizio Favaretto con la sua ricerca storica della donna primitiva tramandata come una Grande Dea, regala la visione di femmine neolitiche che l’artista ha ripreso da antichissime statue e trasformato, con una tecnica pittorica mista, in dipinti carichi di forza evocativa e suggestiva.
Lucia Chiavegato blocca, nei suoi dipinti, donne colte in atteggiamenti e momenti di vita. Sono aspetti che possono sfuggire se non vengono subito catturati e fermati con un quadro e che imprigionano idee, attimi, emozioni per evocare il percorso che tutte le donne, in tempi diversi, condividono.
La mostra nella antica Torre, si snoda quindi in una esplorazione fra l’antico e il contemporaneo per fondersi e dare all’osservatore il modo di aggregare la visione della trasformazione del mondo femminile. Solo prima e ora. L’origine e l'attuale. Le conclusioni verranno tratte dallo stesso osservatore confrontandosi con una sintesi riflettente. La donna e l’uomo sono due entità assolutamente diverse ma uguali nella loro indissolubilità e quindi le atmosfere, gli sguardi e la percezione del mondo femmineo devono obbligatoriamente passare attraverso il filtro della cognizione maschile, e palesemente vale anche il contrario cioè il mondo maschile ha bisogno della visione femminile per avere autenticità.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33398.htm






Tra laguna e terraferma. La nascita della Grande Venezia 1914-1936
 


Lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) di Venezia, dal 1995 trasformato in ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della Provincia di Venezia), ha da poco concluso i suoi primi cento anni di attività. anni di attività. anni di attività. anni di attività. È del 1914, infatti, il Regio decreto che sancisce la nascita dell’istituto veneziano (a sostituire lastituto veneziano (a sostituire la stituto veneziano (a sostituire la Commissione case sane economiche e popolari fondata nel 1893) onde risolvere le condizioni di estremo degrado e sovraffollamento del patrimonio residenziale presente nel centro storico.
Nel corso di questi cento anni, e in particolare negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, lo IACP/ATER è stato all’origine delle principali trasformazioni urbane e edilizie di Venezia, attraverso la costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città. di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città. costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città.costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città.
La mostra, allestita con materiali conservati presso l’Archivio ATER Venezia(reso disponibile per la prima volta) e l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, si propone di illustrare alcuni tra i principali interventi realizzati dallo IACP negli anni compresi tra le due guerre -anni cruciali per la nascita del policentrismo urbano che caratterizza lo sviluppo di Venezia nel Novecento. Tra il 1914 eil 1936, quando lo IACP diventa provinciale, si susseguono due fasi fondamentali, evidenziate nel corso dell’esposizione: una cosiddetta “neo-insulare”, negli anni Venti, quando i nuovi quartieri vengono realizzati perlopiù nella città storica, accanto alle nuove attività produttive che vanno sorgendo al Lido, a Santa Marta, alla Giudecca, a Sant’Elena; una seconda fase “territoriale”, negli anni Trenta, quando l’attività dello IACP si trasferisce in terraferma, con la costruzione in particolare della Città Giardino di Marghera, in seguito allo spostamento qui del porto commerciale.
La mostra è articolata in diverse sezioni che riguardano i principali quartieri di edilizia popolare realizzati dallo IACP negli anni tra le due guerre: Città Giardino al Lido, Santa Marta,Giudecca, Sant’Elena, Marghera. Come i numerosi disegni esposti documentano, pur favorendo lo sviluppo di Venezia in senso moderno, gli interventi promossi dall’Istituto non sembrano aver mai trascurato il rapporto con il particolare ambiente lagunare, distinguendosi in ciò dalle analoghe e contemporanee realizzazioni di altre città.
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Biglietto: ingresso libero


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33349.htm





31 MARZO 2015



Identita’ e orizzonti di una civilta’ mediterranea: la sardegna nuragica
      




Dopo Roma, Genova e Firenze, la storia della Sardegna di età nuragica torna a Venezia dal 6 marzo al 20 aprile con una mostra che racconta il ruolo di una delle più importanti entità culturali del mediterraneo occidentale nell’età del bronzo.
Era il 1949 quando, per la prima volta, il fascino della civiltà nuragica arrivò in Laguna con una fortunata esposizione di bronzi che affascinò un vasto pubblico, di cui, si racconta, facesse parte anche Pablo Picasso. Ed oggi, dopo oltre 65 anni, si ripresenta portando la testimonianza più eclatante della sua scienza costruttiva: i Nuraghi. Queste monumentali e sofisticate architetture sedi del potere politico, economico e religioso sono simbolo della forza del popolo nuragico e della Sardegna del XIV-­‐ XII secolo a.c Oltre ai grandi pannelli pittorici e con illustrazioni, alle ricostruzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici, a reperti ed oggetti, ci saranno due sezioni a completamento degli aspetti archeologici. Una presenta il paesaggio sardo dei nuraghi nel corso delle stagioni, visto attraverso gli occhi di un noto fotografo Salvatore Pirisinu, la seconda sezione invece, è dedicata al connubio tra arte contemporanea e archeologia concretizzato nelle opere di 5 artisti sardi. Il popolo dei Nur, il profondo legame di continuità fra passato e presente e la sinergia tra spazio e tempo danno a questa mostra una funzione che va ben oltre la semplice esposizione ma, trasmette la consapevolezza di un’ identità e una necessità di divulgazione di un patrimonio culturale e artistico che risponde a nuove esigenze di conoscenza.
dettagli
Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33269.htm




Portati dal vento
 

La personale di Giorgia Valmorri è una mostra con installazioni, ambienti sensoriali e dispositivi relazionali. 'Portati dal vento' è un progetto complessivo pensato per sviluppare un approccio partecipato e condiviso alla cura e alla tutela della natura.
Giorgia Valmorri mette al centro del progetto Portati dal Vento il seme, come valore simbolico e come potenzialità creativa, invitando il pubblico a una partecipazione attiva durante tutto il percorso della mostra ospitata dalla galleria Spiazzi di Venezia. Empatia, alleanza, affinità, connessione con la natura, sono le parole chiave che la curatrice della mostra, Silvia Petronici, usa per introdurci al lavoro e alla ricerca di Giorgia Valmorri. Una narrazione, “a tratti intima e segreta e a tratti pubblica e partecipata”, che si sviluppa tra installazioni site specific, ambienti olfattivi e azioni collettive.
Portati dal Vento è un progetto che prosegue un lavoro iniziato dall’artista durante la residenza senseOFcommunity#11, curata da Silvia Petronici a Spiazzi, e dedicata alle pratiche artistiche site specif e di partecipazione. Qui Giorgia Valmorri aveva attivato un dispositivo relazionale “Tre semi per un giardino di connessioni”, nel quale chiedeva alle persone coinvolte di inviare, in un kit da lei predisposto, tre semi di fiori all’indirizzo della galleria Spiazzi. Tutti i semi pervenuti sono stati conservati durante l’inverno e fatti germogliare, e saranno messi a dimora nella terra con un’azione collettiva durante il finissage nell’orto di Spiazzi Verdi (600 mq di ortus conclusus in un ex convento della Giudecca dedicati all’incrociarsi di antichi saperi e nuove tecniche, permacultura e agricoltura sinergica per la produzione di verdure e benessere comune). Un modo per dare vita a nuove germinazioni e immaginare/donare un giardino in cui ognuno potrà trovare ricordi. Dono è un’altra parola chiave nella poetica di Giorgia Valmorri che per ogni progetto prepara oggetti da donare ai partecipanti, estendendo l’esperienza al di fuori dei confini della mostra stessa.
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Biglietto: ingresso libero

Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33569.htm





Tra laguna e terraferma. La nascita della Grande Venezia 1914-1936
 


Lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) di Venezia, dal 1995 trasformato in ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale della Provincia di Venezia), ha da poco concluso i suoi primi cento anni di attività. anni di attività. anni di attività. anni di attività. È del 1914, infatti, il Regio decreto che sancisce la nascita dell’istituto veneziano (a sostituire lastituto veneziano (a sostituire la stituto veneziano (a sostituire la Commissione case sane economiche e popolari fondata nel 1893) onde risolvere le condizioni di estremo degrado e sovraffollamento del patrimonio residenziale presente nel centro storico.
Nel corso di questi cento anni, e in particolare negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, lo IACP/ATER è stato all’origine delle principali trasformazioni urbane e edilizie di Venezia, attraverso la costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città. di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città. costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città.costruzione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città.
La mostra, allestita con materiali conservati presso l’Archivio ATER Venezia(reso disponibile per la prima volta) e l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, si propone di illustrare alcuni tra i principali interventi realizzati dallo IACP negli anni compresi tra le due guerre -anni cruciali per la nascita del policentrismo urbano che caratterizza lo sviluppo di Venezia nel Novecento. Tra il 1914 eil 1936, quando lo IACP diventa provinciale, si susseguono due fasi fondamentali, evidenziate nel corso dell’esposizione: una cosiddetta “neo-insulare”, negli anni Venti, quando i nuovi quartieri vengono realizzati perlopiù nella città storica, accanto alle nuove attività produttive che vanno sorgendo al Lido, a Santa Marta, alla Giudecca, a Sant’Elena; una seconda fase “territoriale”, negli anni Trenta, quando l’attività dello IACP si trasferisce in terraferma, con la costruzione in particolare della Città Giardino di Marghera, in seguito allo spostamento qui del porto commerciale.
La mostra è articolata in diverse sezioni che riguardano i principali quartieri di edilizia popolare realizzati dallo IACP negli anni tra le due guerre: Città Giardino al Lido, Santa Marta,Giudecca, Sant’Elena, Marghera. Come i numerosi disegni esposti documentano, pur favorendo lo sviluppo di Venezia in senso moderno, gli interventi promossi dall’Istituto non sembrano aver mai trascurato il rapporto con il particolare ambiente lagunare, distinguendosi in ciò dalle analoghe e contemporanee realizzazioni di altre città.
dettagli
Biglietto: ingresso libero


Fonte: http://www.agendavenezia.org/it/evento-33349.htm