martedì 26 marzo 2013

APRILE 2013 VENEZIA GRATIS - VENICE FOR FREE

Aprile 2013 Venezia Gratis - Venice for Free

"La primavera è uno dei momenti ideali per visitare Venezia e le sue bellezze artistiche, la città si risveglia, l’atmosfera che si respira è molto tranquilla"

Dal 6 aprile al 25 maggio 2013
Andar Per Erbe

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Dal 6 aprile al 25 maggio 2013 la rassegna gastronomica “Andar Per Erbe” fiori ed erbette nei piatti degli Agriturismi di Vicenza.
Una rassegna dedicata alle erbe e ai fiori in cucina. L’idea è di Terranostra Campagna Amica Vicenza, l’associazione degli agriturismi aderenti a Coldiretti
Gli agriturismi vicentini aderenti a Terranostra - Campagna Amica propongono per la primavera un calendario di serate dedicate a ricette a base di erbe spontanee e fiori. La rassegna gastronomica, proposta da 8 agriturismi sparsi su tutto il territorio berico, prende il nome di “Andar per erbe” e propone altrettante serate a tema.
Nei piatti protagonista saranno erbette e fiori raccolti dei campi, dalle colline alle montagne vicentine.
“I Colli Berici e le montagne vicentine sono ricchi di erbe e fiori. E soprattutto ora, nel passaggio dall’inverno alla primavera, le persone hanno voglia di piatti freschi e nuovi – spiega Elio Spiller, Presidente di Terranostra Vicenza – Così è nata questa rassegna che si fa voce di un messaggio importante: raccogliere i prodotti nella loro stagione ci lega a un’educazione del cibo connesso alla stagionalità e alla valorizzazione del territorio”.
Oltre alla erbe spontanee la vera sorpresa nei piatti saranno i fiori, che non sono solo bellezza e colore, ma soprattutto ingredienti virtuosi da utilizzare in cucina. Come la margherita, depurativa e disintossicante, proposta nella ricetta “Gnocchi di ricotta e parietaria al burro e margherite”. Questi insoliti abbinamenti cromatici e di gusto, sono stati studiati dai ristoratori insieme allo chef Alessandro Tannoia in un corso organizzato lo scorso autunno da Terranostra Vicenza.
Calendario serate “Andar per erbe”
Sabato 6 Aprile 2013
MONTEROSSO
via Monterosso, 18- Brendola
tel 0444 401008
Domenica 7 aprile 2013
L'ALBARA
Via Pasine, 18/22- Castegnero
tel 0444 639715
Venerdì 12 aprile 2013
IL GRAN LUCA
Via Ca' Lombarda, 7- Sarego
0444 820202
Sabato 13 aprile 2013
BELVEDERE
via Crocenera, 15- Villaga
tel 0444 886546
Venerdì 19 aprile 2013
DA SAGRARO
Via Olivari, 1 - Mossano
tel 0444 886217
Sabato 27 aprile 2013
MALGA SPILL
0424 658231
Via Francesco Tura – Gallio
Sabato 18 maggio 2013
VAL CICCONA
via Nardi, 9 Loc. Quargenta - Brogliano
tel 0445 960351
Sabato 25 maggio 2013
GRUUNTAAL
via Valle 69 - Asiago
0424 692798
Per informazioni: www.terranostra.it/it/home
www.facebook.com/terranostra.vicenza
Dal 7 aprile al 7 aprile 2013
Maratonina Dei Dogi 2013
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Il 7 aprile 2013 partirà la XVI Edizione della "Maratonina dei Dogi" da Fiesso d’Artico.
La gara podistica che da sempre rappresenta quanto di meglio sa offrire il nostro territorio in fatto di podismo conta 21 chilometri che si dipanano lungo un percorso straordinario, immerso nel verde della Riviera del Brenta lungo le anse del Naviglio solcato dai battelli dei turisti. Ma sono soprattutto le meravigliose ville venete, famose in tutto il mondo a fare da inimitabile cornice agli atleti.
La corsa in sé mette alla prova gli atleti grazie al suo tracciato veloce e tecnico allo stesso tempo: due aspetti molto apprezzati dai grandi campioni e top runners del calibro di Simone Gobbo, vincitore della passata edizione, Giorgio Calcaterra (1h05’), Massimo Leonardi (1h04’77’’), Pasquale Rutigliano (1h04’51’’), ed in campo femminile: Martina Rocco (1h16’45’’), Monica Carlin (1h18’18’’) e Giovanna Ricotta (1h16’).
Grande è l’interesse per la 16^ edizione della Maratonina dei Dogi perché, in questo 2013 dove si susseguono le notizie che vedono le donne vittime di abusi e violenze, la corsa rivierasca festeggia le “Donne d’Italia”.
A festeggiare la donna che si mette in gioco anche con scarpette e pettorale in una gara podistica ci sarà un dono speciale per ogni partecipante costituito da uno scaldacollo personalizzato con il logo della manifestazione, scelto fra i moltissimi giunti all’indirizzo leisport@maratoninadeidogi.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , e per tutti i partecipanti l’organizzazione, con i suoi responsabili del progetto Lorenzo Boscaro e Franco Marangoni, ha previsto un pacco gara ricchissimo che ha nei prodotti Pro Action un valido supporto per i podisti e nella felpa Saucony il prezioso oggetto che saluta l’ingresso in Maratonina della multinazionale di abbigliamento sportivo.
Ma le sorprese non finiscono, dalla partenza allietata dalle idee vulcaniche del responsabile degli eventi collaterali Luca Damin, al percorso, curato dal responsabile tecnico Vladimiro Torturo affiancato dal responsabile di percorso Luca Gasparato, che mette al primo posto la sicurezza degli atleti, per finire con il cerimoniale di premiazione curato da Sabrina Gallo.
Il giorno 10 marzo Canale Italia durante la trasmissione “Notizie Oggi” presentata da Massimo Martire, in onda sul digitale terrestre 83, dalle 6 alle 8, e su Sky canale 913 in chiaro in tutta Europa, verrà presentato ufficialmente il video promozionale della Maratonina dei Dogi 2013, che tanto successo sta riscuotendo nel web. (www.youtube.com/watch?v=dV7i5c7PWzw)
Un’edizione storica della Maratonina dei Dogi quella del 2013 che si realizzerà grazie al lavoro volontario di persone di sport sotto la guida del comitato organizzatore coordinato da Ivano Sacchetto.
Per ulteriori informazioni: www.maratoninadeidogi.it











Dal 7 aprile al 7 aprile 2013

Su e Zo Per i Ponti 2013
Domenica 7 aprile 2013 si torna a correre “Su e Zo Per i Ponti” a Venezia.

L'ormai tradizionale passeggiata non competitiva che si svolge a Venezia quest'anno si corre all'insegna del motto di don Bosco “Siate Felici”.
Come hanno ricordato gli organizzatori, è rivolta a tutti, giovani e meno giovani, famiglie, scuole, gruppi: i gruppi potranno iscriversi fino al 2 aprile, mentre i singoli fino al giorno stesso della manifestazione.
Sabato 6 aprile ci sarà un preludio con una serata speciale in Piazza San Marco, mentre la passeggiata inizierà domenica mattina alle ore 10 sempre in Piazza San Marco (12 chilometri con 48 ponti). Il percorso per i bambini delle scuole materne ed elementari partirà invece dalla Stazione ferroviaria e sarà di 6 chilometri con 26 ponti. L'arrivo per tutti è a San Marco.
Anche per questa edizione l'itinerario della manifestazione passerà per il waterfront portuale di Santa Marta e San Basilio, un passaggio che si rinnova oramai da 5 anni.
L’Autorità Portuale di Venezia patrocina l’evento e lo sostiene tramite APV Investimenti che co-organizzerà il “Punto porto”, uno spazio di ristoro allestito accanto a Spazioporto (ex chiesetta di Santa Marta). La Su e Zo per i ponti è un evento inserito nel programma di attività “Porto Aperto”, che mira ad approfondire la conoscenza reciproca tra il porto e la città.
Ulteriori informazioni sono disponibili al sito: www.suezo.it

Dall' 8 aprile al 13 aprile 2013


Incroci di civiltà 2013 – Festival della letteratura internazionale di Venezia

INCROCI DI CIVILTA’ – UNA SETTIMANA DI INCONTRI CON GLI SCRITTORI DI TUTTO IL MONDO A VENEZIA

Incroci di civiltà”, una delle manifestazione letterarie più importanti d’Italia, ha delle grosse novità per l’edizione di quest’anno. Il Festival della letteratura internazionale di Venezia, città ideale per questo genere di kermesse in quanto da sempre crocevia di culture, si terrà in vari luoghi significativi della città e diventa, per il 2013, “Letteratura x 7”, un’intera settimana ricca di imperdibili occasioni di incontro completamente gratuite con i più interessanti esponenti della letteratura internazionale. L’evento avrà quindi un prologo, partendo l’8 aprile, e vedrà alternarsi ben 22 importanti scrittori provenienti da tutto il mondo, come Goncalo Tavarez, Amelie Nothomb, Yasemine Samdereli, Adrian Van Dis, Marco Nereo Rotelli, Muthoni Garland, a parlare di letteratura in sedi prestigiose come l’Ateneo Veneto, l’Auditorium Santa Margherita, il multisalaGiorgione, la Fondazione Querini Stampalia, Palazzo Grassi, il Teatro Carlo Goldoni e Palazzo Pesaro Papafava.
Come dicevamo si parte lunedì 8 aprile, alle ore 14, all’Auditorium Santa Margherita con la sezione “Gli esordi: letterature al futuro”, dove giovani scrittori esordienti saranno presentati da un padrino o una madrina più conosciuti. Si prosegue martedì 9, stesso posto e stessa ora, con “Incroci di poesia contemporanea 8”, mentre alle 17.30, negli spazi espositivi diCa’ Foscari sarà la volta di “Letteratura e sport”. Chiuderà l’anteprima del Festival un “Omaggio ad Antonio Tabucchi”, mercoledì 10 alle ore 10 all’Auditorium Santa Margherita.
L’inaugurazione ufficiale del Festival avverrà mercoledì 10 aprile alle ore 18 all’Auditorium Santa Margherita con la performance “Identità e metamorfosi”, un progetto di Marco Nereo Rotelli con la voce recitante del celebre poeta siriano Adonis.
Gli scrittori partecipanti alla straordinaria kermesse, che quest’anno sarà interamente documentata da un progetto visuale di Francesco Jodice con foto, video, videoclip, provengono da 18 paesi diversi, alcuni dei quali, come il Portogallo, rappresentati per la prima volta: il meglio della letteratura mondiale a disposizione dei cittadini per animare una vera e propria festa della cultura e delle culture.
Tutti gli incontri con gli scrittori sono aperti al pubblico e ad ingresso libero; è necessario comunque prenotarsi online sul sito ufficiale.
Per il programma completo degli eventi cliccate http://www.incrocidicivilta.org/.
Dal 1 aprile al 30 giugno 2013

Bosco di Carpenedo – Riapertura al pubblico fino al 30 giugno

Riapre al pubblico dal 1 aprile 2013 il Bosco di Carpenedo, una vasta area boschiva di Mestre protetta dall’Unione Europea che l’ha classificata come SIC (Sito d’interesse comunitario), per la qualità e la rarità degli ambienti che vi si trovano e come ZPS (Zona a protezione speciale,) per le caratteristiche dell’avifauna presente: la conservazione di questo delicato habitat impedisce pertanto un’apertura indiscriminata al pubblico.

Il Bosco di Carpenedo rimarrà poi visitabile tutte le domeniche dal 7 aprile al 30 giugno, compresi i giorni festivi, di giovedì 25 aprile e mercoledì 1 maggio, dalle ore 10 alle 18; l’ingresso sarà gratuito e potranno entrare contemporaneamente fino a 80 persone. Sarà a disposizione dei visitatori una guida per le visite naturalistiche al bosco storico.
Si può accedere al Bosco di Carpenedo da via del Boschetto, arrivando da via Vallon, dove sono disponibili due comodi parcheggi. Prendendo invece i mezzi pubblici, si può raggiungere il Bosco con l’autobus numero 2, scendendo al capolinea in viale Don Sturzo, proseguendo poi a piedi per circa 1 chilometro su strade poco trafficate (via Vallon e Via del Boschetto).
L’Istituzione Bosco e Grandi Parchi consiglia a tutti coloro che vorranno visitare il Bosco di munirsi anche di bicicletta, per poter visitare anche il vicino Forte Carpenedo e godersi i panorami campestri della zona.
Per informazioni scrivere a bosco.grandiparchi@comune.venezia.it oppure chiamare il numero 041.5352224.


Dall' 8 aprile al 30 giugno 2013

A VELE SPIEGATE – RASSEGNA DI MUSICA ALLA TORRE DI PORTA NUOVA

A vele spiegate – Rassegna di musica alla Torre di Porta Nuova in Arsenale – Ingresso libero



arsenale




Dall’8 aprile al 30 giugno 2013 la Torre di Porta Nuova, splendida costruzione fresca di restauro che si staglia all’ingresso d’acqua dell’Arsenale e che fu costruita per alberare i vascelli nella splendida e immensa Darsena Grande, propone una rassegna di 17 appuntamenti musicali dal titolo “A VELE SPIEGATE“, realizzata da Arsenale di Venezia spa in convenzione con il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia, a cura di Laboratorio Novamusica con Giorgia Fazzini, all’interno del progetto internazionale “Second Chance”.
La Torre di Porta Nuova si trasforma in cuore pulsante della città puntando soprattutto sulla creazione di opere nuove e sulla loro comunicazione in nome di una accessibilità, forse inedita, ai linguaggi contemporanei. Obbiettivo della manifestazione A Vele Spiegate è fra diventare la Torre non l’ennesimo spazio e/o evento “vetrina”, bensì un luogo trasparente di creatività e partecipazione che non teme di spiegarsi e di svelarsi.
La rassegna A Vele Spiegate comprende 2 laboratori con le scuole elementari, 6 concerti delle classi del Conservatorio, 4 video-incontri-concerto, 3 concerti del Laboratorio Novamusica e 2 spettacoli speciali in anteprima nazionale (“I figli del deserto” e “Un chicco al mondo. La storia del caffè”). Per il programma completo dei concerti, tutti a ingresso libero (i laboratori sono a parte e strettamente dedicati alle scuole elementari), cliccate qui.
Per tutto il mese di Aprile la Torre di Porta Nuova ospita la mostra “LA MAPPA NON E’ IL TERRITORIO. Mostra di cartografia marina dai Portolani alle nuove tecniche ecografiche” a cura di ISMAR – Istituto di Scienze Marine – CNR.
Cliccando sul sito ufficiale troverete anche le indicazioni per raggiungere la Torre di Porta Nuova (fermata Bacini della lina 4 e 5)


Dall' 14 aprile al 12 maggio 2013

“Balene e capelli blu. Letteratura israeliana dedicata ai bambini”


“BALENE E CAPELLI BLU. LETTERATURA ISRAELIANA DEDICATA AI BAMBINI”






I migliori autori israeliani nel campo dell’Illustrazione in mostra all’isola di San Servolo a Venezia

Da domenica scorsa e fino al 12 maggio 2013 una selezione delle opere dei migliori artisti israeliani nel campo dell’illustrazione per l’infanzia è ammirabile presso l’Isola di San Servolo a Venezia grazie alla mostra “Balene e capelli blu. Letteratura israeliana dedicata ai bambini”.
In Italia è ormai ben noto il mondo della letteratura israeliana, grazie a scrittori come Amos Oz o David Grossman, ma è ancora del tutto sconosciuto quello variegato e originale dell’illustrazione. L’esposizione raccoglie oltre 100 tavole originali realizzate da 23 artisti tra i quali Ofra Amit e Raaya Karas. Oltre alle tavole e ai disegni esposti nelle affascinanti sale di San Servolo, il pubblico potrà ammirare anche libri con i lavori di alcuni artisti in mostra.
Dall’osservazione dei lavori esposti in “Balene e capelli blu. Letteratura israeliana dedicata ai bambini“ si coglie una prolifica varietà di segni, stili, tecniche, esperienze diverse nonché la capacità di aggiornarsi, lo sguardo curioso e attento che porta questi autori a confrontarsi con quel che si muove a livello internazionale nel campo dell’illustrazione (per l’infanzia e non).
Aperta ogni sabato e domenica, dalle 11.00 alle 18.00
Ingresso libero




Dal 24 aprile al 18 agosto 2013

Manet. Ritorno a Venezia 

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Dal 24 aprile al 18 agosto 2013Manet. Ritorno a Venezia”  nelle monumentali sale di Palazzo Ducale .
La  mostra che la Fondazione Musei Civici di Venezia ospiterà, è stata progettata con la collaborazione speciale del Musée D’Orsay di Parigi, l’istituzione che conserva il maggior numero di capolavori di questo straordinario pittore.
La mostra nasce dalla necessità di un approfondimento critico sui modelli culturali che ispirarono il giovane Manet negli anni del suo precoce avvio alla pittura. Questi modelli, fino ad oggi quasi esclusivamente riferiti all’influenza della pittura spagnola sulla sua arte, furono diversamente assai vicini alla pittura italiana del Rinascimento, come dimostrerà l’esposizione veneziana nella quale il pubblico potrà ammirare, accanto ai suoi capolavori, alcune eccezionali opere ispirate ai grandi tableaux della pittura veneziana cinquecentesca, da Tiziano a Tintoretto a Lotto in particolare. L’esposizione veneziana metterà inoltre in luce il suo rapporto stringente con l’Italia e la città lagunare.
L’itinerario dell’esposizione, che percorre, attraverso grandi capolavori come Le fifre (1866), La lecture (1865-73), Le balcon (1869), Portrait de Mallarmé (1876 ca.), tutta la sua vita artistica, si apre con una serie di libere interpretazioni di antichi dipinti, affreschi e sculture che Manet vide durante i suoi due primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. Immediata risplende l’influenza veneziana, inseparabile dall’audacia con la quale il pittore sonda le istanze contemporanee e si defila dalle convenzioni accademiche.
Le sue silenti Nature morte, dietro alla fedeltà alle formule olandesi, riservano molte sorprese che non solo rimandano alla tradizione nordica, ma sembrano anche ispirarsi a un vigore cromatico e costruttivo tutto italiano.
Se Le Déjeuner sur l’herbe e l’Olympia (1863) sono chiaramente variazioni da Tiziano e due splendide testimonianze della relazione di Manet con l’arte italiana, ancora molti sono gli esempi della profonda conoscenza dell’eredità di Venezia, Firenze e Roma, da parte del grande pittore, che la mostra saprà svelare.
Curata da Stéphane Guégan, con la direzione scientifica di Guy Cogeval e Gabriella Belli, la mostra si propone come un autentico evento.
Il progetto è reso possibile grazie non solo ai prestiti eccezionali del Musée d’Orsay ma anche di tante altre istituzioni internazionali.
Orario di apertura
9.00 – 19.00 da domenica a giovedì
9.00 – 20.00 venerdì e sabato
Spazio espositivo
Palazzo Ducale Piazza San Marco, 1 30124 Venezia
Telefono:   041 271 5911  
Per maggiori informazioni: www.mostramanet.it

Le manifestazioni potrebbero subire cambiamenti, pertanto vi consigliamo di verificare l'evento contattando direttamente gli enti organizzatori.
Veneziaeventi.com non è responsabile di eventuali modifiche delle date dei singoli eventi.
 


CURIOSITA'

La Festa di San Marco
Il 25 aprile l'Italia festeggia la liberazione dal nazifascismo, ma per Venezia e per i veneziani il 25 aprile è una tradizione ben più antica dell'attuale festa nazionale: è la festa di San Marco, santo patrono della città.
Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria d'Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due leggendari mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei Musulmani per questo alimento.
La reliquia di San Marco fu accolta con grande gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta che proprio l'evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone patrono.
San Marco divenne così il patrono e l'emblema della città assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax Tibi Marce Evangelista Meus, Pace a Te o Marco Mio Evangelista.
Ai tempi della Repubblica Serenissima, il 25 aprile si svolgeva una processione in Piazza San Marco cui partecipavano autorità religiose, civili e rappresentanti delle arti, ma i festeggiamenti si svolgevano anche il 31 gennaio, giorno in cui venne trasportato a Venezia il corpo del santo e il 25 giugno, giorno in cui avvenne il ritrovamento delle sue reliquie nella Basilica di S.Marco.
Ormai la commemorazione religiosa si svolge solo il 25 aprile, data della morte di San Marco, ma ancora oggi si festeggia con una processione nella Basilica di San Marco, alla quale partecipano le autorità religiose e civili della città.

Il 25 aprile a Venezia è anche la Festa del Bocolo ed è tradizione regalare un ‘bocolo’, cioè un bocciolo di rosa, alla donna amata.
La leggenda del Bocolo di San Marco
Questa è una delle due storie che hanno dato origine alla secolare tradizione del bocolo (bocciolo di rosa) regalato ogni 25 aprile dai Veneziani alle proprie amate, compagne di vita, mamme e figlie.

Nella seconda metà dell'Ottocento la figlia del Doge Orso I Partecipazio, Maria, amava, ricambiata, un giovane di umili origini, un certo Tancredi. Il Doge ovviamente non approvava la relazione, così la fanciulla consigliò all'amato di andare a combattere contro i Turchi per nascondere la propria condizione con la gloria delle imprese. La fama di Tancredi fece il giro del mondo, il giovane si distinse valorosamente in guerra, ma fu ferito mortalmente e cadde su un roseto. Prima di morire però affidò all’amico Orlando un bocciolo tinto del rosso del suo sangue perché lo consegnasse alla sua amata come estremo pegno d’amore. Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il messaggio d’amore dell’innamorato, Maria fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto. Da allora, il 25 aprile la tradizione vuole che lo stesso omaggio sia ripetuto dai veneziani perché ognuno di essi possa esprimere i propri sentimenti alla persona amata.




I Nizioleti



Il nizioleto (/nisio'eto/, termine veneziano per lenzuolino) è la tipica indicazione stradale veneziana.
A Venezia, per indicare i nomi delle calli e dei campi non si usano le targhe come nelle altre città poiché chiaramente non consone alla prospettiva stessa sia delle abitazioni che dei palazzi. Le denominazioni vengono perciò scritte sui muri delle case e dei palazzi adottando un fondo bianco sul quale si scrivono le lettere in nero. Questi sono i nizioleti. La loro peculiarità consiste nel fatto che si tratta di veri e propri affreschi: riquadri rettangolari in malta, tinteggiati in bianco (originariamente in calcina) con una cornice dipinta in nero, con pennello a mano libera con l'aiuto di un asse di legno o usando apposite forme a stampo per lettere, numeri e frecce. I caratteri sono dipinti, infatti, con l'aiuto di forme di latta (dime) in cui sono sagomate le lettere dell'alfabeto e l'abile dipintore sa disporli "ad occhio" in modo da centrare le scritte e riempire simmetricamente il nizioleto.
I nizioleti usati per l'indicazione toponomastica riportano in veneziano italianizzato il nome della strada, del ponte o del rio su cui si affacciano. Le scritte e il bordo di queste indicazioni sono di colore nero. Nei luoghi principali appositi niziołeti riportano anche il sestiere e la parrocchia di pertinenza. Tipicamente, questo secondo tipo di niziołeto utilizza caratteri e rettangoli di dimensioni più grandi.
L'uso dei nizioleti o ninsioleti è stato adottato durante la dominazione austriaca. Prima, sotto la Serenissima, non c'erano e le denominazioni stradali erano patrimonio della gente che abitava in quella contrada. Infatti i vari nomi di calli e campielli, per la maggior parte, veniva dato dalla presenza di una famiglia o di una attività lavorativa o cose simili. Poi, vista la comodità, tale uso è rimasto.
Alcuni nizioleti indicano la direzione da seguire per raggiungere destinazioni di particolare importanza cittadina o di interesse pubblico (per esempio "Al Vaporetto", "Per San Marco", "Poste e Telegrafi"). Il nome della destinazione principale è affiancato o sovrapposto a una freccia che indica la direzione da seguire nel percorso pedonale. Questo tipo di niziołeto si distingue perché le scritte e il bordo sono di colore rosso scuro.
In tempi relativamente recenti, per le indicazioni di direzione molti nizioleti sono stati sostituiti da cartelli in metallo catarifrangente di colore giallo: le scritte all'interno, di colore nero, riprendono lo stesso stile dei nizioleti.
Per farvi qualche esempio di nizioleto veneziano:
Sotoportego del Casin dei Nobili – (Sestiere di Dorsoduro) Un tempo sede di una sala da gioco aperta solo ai nobili, in cui le cortigiane si prostituivano.
Ponte delle Maravegie – (Sestiere di Dorsoduro) La leggenda narra di una famiglia dove vivevano sette sorelle di straordinaria bellezza.
Riva dei Sette Martiri – (Sestiere di Castello). Nel 1944 il comando tedesco per rappresaglia fucilò sette uomini prelevati nel carcere di Santa Maria Maggiore.
Anche la numerazione anagrafica degli edifici veneziani è realizzata quasi sempre nello stile del nizioleto. In questo caso il numero anagrafico è dipinto in caratteri rossi su sfondo bianco, all'interno di un riquadro ovale o rettangolare bordato di nero posto sull'architrave della porta.
Va osservato che la numerazione anagrafica a Venezia segue un criterio completamente diverso rispetto a quello usato in tutte le altre città italiane. La numerazione infatti è per sestiere (a cui si aggiunge la Giudecca, sebbene parte di Dorsoduro) e non per via, per cui all'interno di ogni sestiere ogni abitazione possiede un numero univoco e a ogni cambio di sestiere la numerazione riprende dal numero 1. I sestieri più popolati, Castello e Cannaregio, arrivano a numeri civici molto elevati (6828 per Castello, 6626 per Cannaregio). Da notare che il numero 1 del sestiere di San Marco è attribuito al Palazzo Ducale mentre il numero 1 del sestiere di Dorsoduro è attribuito alla Dogana da Mar. Inoltre i numeri pari si susseguono a quelli dispari secondo una logica sequenziale: non si segue quindi la regola della numerazione pari su un lato e dispari sull'altro.
Un'altra caratteristica della numerazione anagrafica veneziana è che per motivi storici alcune numerazioni non più significative rimangono comunque valide, per cui può capitare di osservare un numero civico dipinto sopra quella che oggi è una finestra a pian terreno, che però in passato era una porta di ingresso a un'abitazione, oppure di vedere dipinti sul muro una serie di numeri civici non corrispondenti a nulla, a ricordo di precedenti abitazioni oggi scomparse. Allo stesso modo, per non dover rinumerare tutti gli edifici, nel caso di numeri civici relativi a costruzioni di aggiunta relativamente recente (es. nuovi ingressi ricavati in seguito a interramento di un rio o nuove fabbriche), si utilizza la convenzione di riprendere l'ultimo numero civico utile e farlo seguire da una lettera alfabetica, in modo da mantenere tra gli edifici preesistenti la numerazione sequenziale precedente, come per esempio: 1234 (vecchio edificio), 1234A (nuovo), 1234B (nuovo), 1234C (nuovo), 1235 (vecchio).
Analogo il sistema di numerazione a Burano e Pellestrina (basato sui rispettivi sestieri). Fanno invece eccezione i centri delle altre isole (ad esempio Murano, Sant'Erasmo e il Lido) e le aree artificiali realizzate nel XX secolo (come Sacca Fisola e Sant'Elena), dove i criteri di numerazione sono quelli ordinari delle altre città italiane (basati quindi sulle singole strade).
Anche Piazza San Marco ha il suo nisioleto, scritto sullo spazio tra il portico ed il primo piano della Procuratie Vecchie, in prossimità della Torre dell'Orologio, consumata dal tempo ed erosa dalla salsedine.
Nel XIX secolo, lo scrittore e storico Giuseppe Tassini effettuò una lunga ma affascinante ricerca sui toponimi più particolari di Venezia, pubblicata poi nell'importante opera Curiosità Veneziane, di mole imponente ma di godibilissima lettura anche per la vivacità nel racconto delle storie che hanno originato le denominazioni delle varie località.

La Storia Dell'Uovo Di Pasqua

      
Donare un uovo di Pasqua è per noi una consuetudine quasi ovvia e meccanica, ma, in realtà, perché regaliamo uova e quale significato simbolico esse stanno a rappresentare?
L'uovo di Pasqua è un dolce della tradizione pasquale, divenuto nel tempo uno dei simboli della stessa festività della Pasqua cristiana.
Nel Cristianesimo, simboleggia la risurrezione di Gesù dal sepolcro. La tradizione del classico uovo di cioccolato è recente, ma il dono di uova vere, decorate con qualsiasi tipo di disegni o dediche, è correlato alla festa pasquale sin dal Medioevo.
"Omne vivum ex ovo", cioè "tutti i viventi nascono da un uovo", è il motto che per secoli ha spiegato il principio che la vita non può avere origine dal nulla. Da esso capiamo quale importanza abbia sempre avuto l'uovo, con la sua forma perfetta, nel nostro immaginario.
Le origini della simbologia dell’uovo risalgono a tempi antichissimi, addirittura precedenti alla nascita della religione cristiana. Il simbolo principale che ha da sempre rappresentato l’uovo è quello della vita, ma anche quello che riguarda la sacralità ha rivestito un ruolo importante, già da millenni prima di Cristo.
Con l’avvento del Cristianesimo, molti riti pagani vengono recepiti dalla nuova religione. La stessa festività pasquale, d’altro canto, risente di lontani influssi: cade, infatti, tra il 25 marzo e il 25 aprile, ovvero nella prima domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera. La Pasqua, insomma, si festeggia proprio nel giorno in cui si compie il passaggio dalla stagione del riposo dei campi a quella della nuova semina e quindi della nuova vita per la natura.
Anche in occasione della Pasqua cristiana, dunque, è presente l’uovo, quale dono augurale, che ancora una volta è simbolo di rinascita, ma questa volta non della natura bensì dell’uomo stesso, della resurrezione di Cristo: il guscio è la tomba dalla quale Cristo uscì vivo.
Lo scambio di uova prima del Cristianesimo
L'uovo ha avuto tratti simbolici sin dai tempi antichi. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità: secondo alcune credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati due emisferi che andavano a creare un unico uovo, mentre gli antichi Egizi consideravano l'uovo come il fulcro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco).
La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all'avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi, i quali consideravano il cambio di stagione una sorta di primo dell'anno, i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano.
Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia: "Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, ai Pangwe dell'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud." In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Le statue di Dioniso trovate nelle tombe in Beozia portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione del ritorno periodico all'esistenza. L'uovo rappresenta quindi la " ripetizione della nascita esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia".
L'uovo nel Cristianesimo
Il Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del Cristo risorto. L'uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo c'è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi un simbolo di risurrezione.
L'uovo pasquale nel Medioevo
L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò, nel Medioevo come regalo alla servitù. Nel medesimo periodo l'uovo decorato, da simbolo della rinascita primaverile della natura, divenne con il Cristianesimo il simbolo della rinascita dell'uomo in Cristo. La diffusione dell'uovo come regalo pasquale sorse probabilmente in Germania, dove si diffuse la tradizione di donare semplici uova in occasione di questa festività.
In origine, le uova venivano bollite avvolte con delle foglie, o insieme a dei fiori, in modo da assumere una colorazione dorata.
Sempre nel Medioevo prese piede anche una nuova tradizione: la creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino ed oro, ovviamente destinata agli aristocratici e ad i nobili. Edoardo I, re d'Inghilterra dal 1272 al 1307, commissionò la creazione di circa 450 uova rivestite d'oro da donare in occasione della Pasqua.
Evoluzioni recenti
La ricca tradizione dell'uovo decorato è però dovuta all'orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l'orafo creò per l'occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d'oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all'uovo.
Le uova e il cioccolato
L’uovo è oggi una pietanza tipica delle festività pasquali: prima, infatti, veniva conservato durante la Quaresima, a causa del digiuno, per venire poi consumato successivamente. La tradizione balcanica e quella greco ortodossa prevedono la preparazione dell’uovo (rassodamento e decorazione con il colore rosso) durante il giovedì santo ed il suo consumo durante il giorno di Pasqua. Prima del consumo, in particolare nella tavolata di Pasqua, ognuno sceglie il proprio uovo e ingaggia una gara (τσούγκρισμα) con i commensali, scontrandone le estremità, fino ad eleggere l'uovo più resistente. Questo viene considerato di buon augurio. Le colorazioni vengono effettuate attualmente con coloranti alimentari tipici della pasticceria, ma in passato si utilizzavano prodotti vegetali, tra cui la buccia esterna delle cipolle di varietà rossa.
Ma è l’uovo di cioccolata quello che ha avuto la sua maggiore diffusione, soprattutto a partire dal XX secolo, e vanta il maggior consumo durante il periodo pasquale. E l’aggiunta, al suo interno, di un regalo è stata probabilmente la molla che ha fatto incrementare la sua popolarità in ambito commerciale, in particolar modo tra i più piccoli.
Di fatti, fino a pochi decenni fa, la preparazione delle uova di cioccolato era di pertinenza di esperti artigiani cioccolatai, ma in tempi più recenti l’incremento nella richiesta ha reso necessario un processo di tipo industriale. Certo, le uova artigianali restano pregiate, ma la loro diffusione è nettamente inferiore rispetto a quelle commerciali.
Adesso è anche possibile optare per differenti tipi di cioccolata, sempre più soggetta ad inchieste di marketing, come quella di soia, quella aromatizzata alla frutta, quella al peperoncino e tanti altri tipi, oltre ovviamente al classico binomio fondente – al latte.
In alcune aree del mondo, però, la vera tradizione non è ancora stata persa e all’uovo di cioccolata viene ancora preferito quello classico della gallina; in modo particolare gli ortodossi, che vedono nell’uovo di cioccolata l’immagine di una mera strumentalizzazione consumistica della Pasqua.
In altri paesi, come la Francia, è tradizione istituire in aree verdi delle caccie pasquali al tesoro, in cui le uova, preparate artigianalmente e di dimensioni ridotte, vengono nascoste fra gli alberi e vengono poi ritrovate dai bambini. Tale tradizione sta oggi però affievolendosi per via della diffusione globale dell'uovo pasquale prodotto e distribuito commercialmente.

La Torta Pasqualina

PasqualinaRCSLIBRI-450-450x400La torta Pasqualina è una torta salata ripiena solitamente di biete ma anche spinaci o erbette, ricotta e uova, racchiusa in sfoglie di pasta sottili: è l’ideale per essere gustata nelle gite fuori porta del giorno di Pasquetta (Lunedì dell’Angelo).
La torta Pasqualina è uno dei piatti simbolo della cucina ligure, diffusa e apprezzata in tutta Italia. Le origini della torta pasqualina sono molto antiche, infatti veniva preparata già nel 1400, e già allora era strettamente legata al periodo pasquale, da cui prende il nome.
Ingredienti
• 350 gr di bieta
• 150 gr di ricotta
• 50 gr di parmigiano
• 20 gr di pecorino
• 2 confezioni di pasta sfoglia
• 5 uova
• sale
• pepe
Preparazione
Pulite e quindi lessate la bieta in una pentola con il coperchio per 5 minuti in acqua salata. Fatto questo, scolatela e strizzatela molto bene.
Preparate il ripieno amalgamando bene la ricotta, con 1 uovo, il parmigiano e il pecorino. Lavoratelo bene aggiungendo sale e pepe. Quando il composto sarà ben amalgamato, unite la bieta lessata. Potete farlo unendo le foglie così come sono oppure tritarle.
Prendete uno stampo circolare, vanno bene anche quelli in alluminio usa e getta, facendo attenzione che non siano troppo bassi, e foderatelo con la pasta sfoglia. Le dosi di questa ricetta si riferiscono ad una torta del diametro di 20 cm esatti.
Abbiamo utilizzato la pasta sfoglia già pronta, per rendere la ricetta più veloce e poco impegnativa.
Foderato lo stampo, riempitelo con il ripieno di ricotta e bieta, preparato precedentemente. Prima di chiudere, fate 3 piccoli incavi nel ripieno equidistanti l’uno dall’altro. Aprite in ciascun incavo un uovo intero, in modo che durante la cottura diventerà sodo.
Di solito per una torta di medie dimensioni (18/20 cm di diametro) si mettono 3 massimo 4 uova. Regolatevi voi secondo il vostro gusto e la grandezza della torta.
Chiudiamo la torta con un disco di pasta sfoglia sul quale ripiegheremo la sbordatura del disco di base. Spennellate la superficie con uovo sbattuto e pungetela irregolarmente con la punta di una forchetta, magari decorandola con un disegno o una scritta pasquale per renderla più carina.
Infornate a 200 gradi per circa 50 minuti.
Conservazione
Potete conservare la torta pasqualina in frigorifero ben coperta per tre giorni. Una volta cotta e raffreddata completamente la torta pasqualina può anche essere congelata, per comodità potete tagliarla già a fette in modo da scongelare solo le porzioni che vi serviranno. Prima di servirla scongelatela in frigorifero e poi riscaldatela in forno o in microonde.
Curiosità
Come spesso accade nei piatti tipici di origini molto antiche gli ingredienti della torta Pasqualina, uova e formaggio, erano alimenti pregiati che venivano consumati solo nelle grandi ricorrenze.
Persino i carciofi, che nel periodo Pasquale avevano prezzi proibitivi, vennero sostituiti con le più economiche erbette o bietole, da qui l’usanza di preparare la torta Pasqualina a Pasqua solo con questo ortaggio, o con gli spinaci.
Se la tradizione vuole che le sfoglie siano 33 per celebrare gli anni di vita terrena di Cristo, le uova sono il simbolo della rinascita della vita, del ritorno della primavera e della sconfitta della morte.
Al posto della ricotta, in Liguria viene utilizzata la prescinseua genovese, simile alla cagliata, che però è molto difficile da reperire fuori dal territorio ligure.